Rainer Maria Rilke (1875-1926) nasce a
Praga, figlio sensibilissimo e fragile di un modesto
funzionario statale. La sua precoce vocazione letteraria
fu incoraggiata dalla madre. Nel 1896-1899 proseguì a
Monaco e a Berlino gli studi di letteratura e di storia
dell'arte. Decisivo fu l'incontro con Lou Andreas-Salomé,
l'intellettuale allora più anziana di lui di quindici
anni, che era stata amica di Nietzsche e che sarebbe poi
diventata allieva di Freud. In lei Rilke trova un
sostegno umano e artistico e insieme compiono nel
1899-1900 due viaggi in Russia dove incontra Tolstoj, il
misticismo e il paesaggio russo. Nel 1900 entra a far
parte di una colonia di artisti a Worpswede, presso
Brema, dove aveva conosciuto la scultrice Clara Westhoff,
che sposa dopo pochi mesi. Il matrimonio fallì presto.
Rilke si trasferisce a Parigi dove, nel 1905, incontra
lo scultore Rodin e il pittore Cézanne. Una nuova grave
crisi psicologica, dovuta anche all'incontro con la
filosofia di Kierkegaard, provoca una nuova fase di
inquietudine. Nel 1911 è ospite nel castello della
principessa von Thurn-und-Taxis, a Duino, presso
Trieste, poi a Monaco. Nel 1923 è nel castello di Muzot,
nel Vallese. Rilke muore in un sanatorio di Valmont (Montreux,
Svizzera) stroncato dalla leucemia, dopo terribili
sofferenze. Rainer Maria Rilke è uno dei maggiori poeti
del Novecento. Il suo stile potente, preciso, quasi
marmoreo, conduce la mente a un'esasperazione della
conoscenza, attraverso vertiginose metafore e allegorie
sospese tra terra e cielo. Dal 1902 in poi viene
configurandosi la poetica rilkiana, uno dei più arditi
tentativi di superare le cose e il mondo avvicinando la
trascendenza all'esistenza, rendendola cioè immanente.
Con il “Libro delle Figure”, del 1902, e il “Libro
d'Ore” (1905), questo tentativo è compiuto e realizzato
all'interno di uno stile unico e raro, come
dimostreranno gli straordinari “Sonetti a Orfeo” (1923).
E' durante il soggiorno nel castello di Duino che Rilke
mette mano, furiosamente, in un impeto che gli brucia la
mente e il corpo, alle “Elegie Duinesi”, forse l'opera
poetica più profonda e prometeica dell'intero Novecento,
dove Rilke stravolge lo stile e le immagini, per dare
corpo a un'esperienza lirica ultimativa. Quest'opera
rappresenta, insieme alle liriche dell'ultimo periodo,
pubblicate postume con il titolo “Poesie estreme”, il
culmine della produzione poetica matura rilkiana,
caratterizzata da una visione positiva della vita. Le
nuove dimensioni della forma e del linguaggio esplorate
e fissate da Rilke hanno esercitato un influsso
determinante sulla poesia della prima metà del XX secolo
in Europa. |